La protesi di ginocchio è il trattamento risolutivo di diverse condizioni patologiche:
È necessario ricorrere alla protesi quando il dolore e la limitazione funzionale del ginocchio non possono più essere gestiti con trattamenti conservativi (farmaci o fisioterapia).
Non esiste un’età ideale per l’impianto della protesi del ginocchio. Si deve impiantare la protesi quando il paziente non riesce più a svolgere le proprie attività di vita quotidiana o sportive a causa dei problemi al ginocchio siano essi il dolore o la limitazione funzionale.
Se i disturbi sono limitati ad uno dei compartimenti del ginocchio si può ricorrere alla protesi monocompartimentale che, se l’indicazione è corretta, danno un ottimo recupero funzionale con tempi di recupero molto più rapidi.
L’intervento può essere eseguito in anestesia generale o spinale.
Dura circa un’ora e mezzo per la protesi totale e circa 40 minuti per la protesi monocompartimentale.
L’esposizione dell’articolazione avviene attraverso un’incisione cutanea anteriore al ginocchio di circa 10-15 cm a seconda dell’impianto che si deve eseguire. Il problema di questa incisione è che interrompe i nervi sensitivi cutanei anteriori del ginocchio lasciando così nel postoperatorio un’area di anestesia che solitamente tende a ridursi con il passare del tempo.
La protesi di ginocchio è una vera e propria protesi di rivestimento, vengono cioè resecate con apposite maschere la superficie finale del femore e iniziale della tibia per sostituirle con una struttura metallica con una forma molto simile alle superfici resecate. Questo significa che la protesi di ginocchio non può né allungare né accorciare l’arto.
Le maschere che vengono utilizzate per i tagli permettono una perfetta valutazione delle dimensioni del ginocchio e una ricostruzione precisa della nuova articolazione. In passato si è provato a preparare maschere su misura paziente specifiche, utilizzando ricostruzioni TC del ginocchio del paziente; questo facilita il ripristino dell’asse corretto ma non tiene in considerazione la situazione legamentosa e quindi la stabilità della neoarticolazione.
Oggi sta prendendo sempre più piede l’assistenza robotica durante l’intervento che con software molto precisi permette di considerare sia l’asse dell’arto inferiore che la stabilità del ginocchio garantendo un recupero funzionale più rapido e una maggiore durata dell’impianto.
L’obiettivo della protesi del ginocchio infatti è:
Già dal primo giorno postoperatorio si inizia la riabilitazione con mobilizzazione libera del ginocchio e deambulazione con carico completo utilizzando le stampelle per gestire il dolore presente i primi giorni dopo l’intervento. Già dal 2°-3° giorno dopo l’intervento si imparano a fare le scale.
Possono essere utilizzati macchinari per la mobilizzazione passiva dell’articolazione, ma l’attivazione muscolare con mobilizzazione attiva del ginocchio permette un più rapido recupero funzionale.
La degenza ospedaliera dura di solito 3-5 giorni e la riabilitazione può poi essere continuata o in strutture riabilitative di degenza o a livello domiciliare aiutati da un fisioterapista.
Nella protesi monocompartimentale le stampelle vengono di solito abbandonate in 3-4 settimane e solitamente a 2 mesi si assiste ad un recupero pressoché completo della flessione.
Nella protesi totale il recupero è più lungo con abbandono delle stampelle tra la 6 e l’8 settimane postoperatoria. Importante è il recupero dell’estensione completa fin dalle prime settimane postoperatorie. A 2 mesi il ginocchio piega circa 100° poi con il riassorbimento del gonfiore si assiste nei mesi successivi al recupero completo della flessione del ginocchio. Solitamente a 6 mesi dall’intervento si riesce a recuperare tutte le normali attività.
I pazienti con protesi di ginocchio possono presentare disturbi nell’inginocchiamento sia a causa della cicatrice anteriore al ginocchio sia per la presenza della protesi, tuttavia, si riesce a recuperare le proprie abitudini lavorative e si possono praticare sport a basso impatto (bicicletta, jogging, sci).
La sopravvivenza delle protesi totali del ginocchio è dell’87% degli impianti ancora ben funzionanti a 20 anni dall’intervento. Le protesi monocompartimentali invece hanno una sopravvivenza più corta 10-15 anni con una sopravvivenza però a 10 anni del 94%.
Il sistema robotico per la protesica di ginocchio viene utilizzato sia per la pianificazione dell’intervento, sia durante l’intervento chirurgico in sala operatoria.
Sulle radiografie del paziente si può costruire un modello 3D che mostra in modo preciso e accurato l’anatomia e i rapporti tra le varie componenti del ginocchio, questo permette di valutare la sede e l’inclinazione dell’osteotomia (taglio dell’osso) per poter correggere eventuali deviazioni assiali dell’artoo inferiore.
Durante l’intervento, vengono posizionati speciali sensori sulla gamba del paziente, così da permettere al chirurgo di seguire ogni passaggio su un monitor a cui sono collegati sensori e braccio robotico. Questo permette di valutare in modo estremamente preciso, considerando real time e con continui feedback che arrivano dai sensori, la coerenza con l’anatomia, le strutture intorno al ginocchio (tessuti molli, legamenti) e la cinematica (il movimento) dell’arto del paziente, dati difficilmente quantificabili dal solo occhio umano. Poi, con precisione millimetrica, il braccio robotico assiste il chirurgo nell’esecuzione dei tagli ossei e nell’impianto delle componenti della protesi scelta. Tutto questo permette: al chirurgo di avere un’idea precisa del risultato finale ancora prima di eseguire i tagli così da correggere eventuali imprecisioni e al paziente, dopo l’impianto di protesi totale di ginocchio, di non avvertire la sensazione di corpo estraneo all’interno del ginocchio, garantendo quindi un recupero più rapido e con meno dolore.
Non bisogna pensare che il robot possa sostituirsi al chirurgo nell’impianto di una protesi. È un sistema che assiste il chirurgo e gli permette una valutazione continua di tutti i parametri che stanno alla base di una protesi ben funzionante, quantificando e rendendo più precisa quella che prima era una valutazione soggettiva basata soprattutto sull’esperienza personale.
Solo l’unione dell’esperienza del chirurgo e della precisione del sistema robotico permettono di raggiungere i migliori risultati ottenibili nella chirurgia protesica, sia in termini di funzionalità per il paziente, sia di sopravvivenza dell’impianto.