La protesi d’anca viene utilizzata nel trattamento di differenti patologie quali:
Si ricorre alla protesi quando:
Il momento corretto per ricorrere alla protesi è quando il paziente si sente eccessivamente limitato dalla sua anca e non è soddisfatto dalla funzionalità della stessa.
L’intervento può essere eseguito in anestesia generale o spinale.
Esistono differenti incisioni cutanee per poter impiantare la protesi che si possono dividere in due gruppi:
Ognuno di questi ha dei vantaggi e degli svantaggi e indipendentemente dall’approccio chirurgico i risultati clinici a sei mesi dall’intervento sono uguali.
Nel corso degli anni le incisioni sono diventate sempre più piccole grazie allo sviluppo di strumentari più accurati.
Vantaggi dell’accesso anteriore diretto:
Svantaggi dell’accesso anteriore:
Vantaggi dell’accesso posteriore:
Svantaggi dell’accesso posteriore:
La riabilitazione inizia già dalle prime ore dopo la sala operatoria con possibilità di mobilizzazione libera e passaggio dalla posizione sdraiata a seduta. Già il primo giorno dopo l’intervento si comincia a camminare con carico completo e le stampelle servono per la gestione del dolore solitamente presente i primi giorni. La degenza ospedaliera è di solito di 3-5 giorni.
Nell’approccio anteriore il paziente riprende da subito le proprie abitudini, mentre nell’approccio posteriore sono consigliati alcuni accorgimenti i primi due mesi.
Le stampelle vengono solitamente abbandonate a 4-6 settimane con possibilità di riprendere anche la guida e il lavoro nel caso di lavori non troppo faticosi.
Il recupero completo si ha di solito a 3-4 mesi con la possibilità di riprendere anche l’attività sportiva. Nei pazienti con protesi d’anca non sono consigliati sport ad alto impatto, tuttavia, solitamente si riesce a riprendere la bicicletta, il jogging, lo sci.
La sopravvivenza di una protesi di anca supera i 20 anni con il 97% degli impianti ancora perfettamente funzionanti a 25 anni.
Gli approcci chirurgici possono essere gli stessi utilizzati per i primi impianti anche se solitamente si preferisce l’accesso posteriore perché permette di gestire meglio gli eventuali difetti ossei, la perdita di osso legata al processo di mobilizzazione dell’impianto (malattia da polietilene o metallosi) o conseguente all’espianto della protesi stessa.
La chirurgia di revisione è diversa dalla protesi totale d'anca primaria è una procedura più lunga e complessa. La revisione protesica richiede una pianificazione preoperatoria più approfondita, la disponibilità di strumenti e di materiali protesici specifici al fine di ottenere un buon risultato: alleviare il dolore, migliorare la funzione dell’anca e la qualità della vita.
Oltre alle radiografie standard nella pianificazione preoperatoria sono necessarie la scintigrafia ossea e spesso la TC per valutare le dimensioni e la localizzazione dei difetti ossei che possono compromettere, se sottovalutati, il risultato dell’intervento.
L’intervento di revisione della protesi dà solitamente risultati soddisfacenti. Il compito del chirurgo è di ottenere una buona fissazione primaria della protesi all’osso e una stabilità dell’articolazione tale da consentire una riabilitazione con carico completo da subito.
Bisogna però ricordare che i tempi di recupero sono sicuramente più lunghi di un primo impianto e l’utilizzo della stampella può arrivare fino a 6 mesi dall’intervento per permettere l’integrazione di eventuali sostituti d’osso o la guarigione di fratture o osteotomie necessarie per la rimozione dell’impianto primario.
Anche il dolore può inizialmente accompagnare le attività quotidiana del paziente e tende a limitarsi progressivamente nel corso dei mesi.
Purtroppo, la chirurgia di revisione è gravata da un tasso di complicanze (infezione e lussazione) sicuramente maggiore rispetto al primo impianto (3 - 15%), che alcune volte possono richiedere un ulteriore procedere chirurgico.
Per avere risultati ottimali è necessario rivolgersi a chirurghi con esperienza in questo particolare tipo di chirurgia.