Dr. MAURO MOLINAORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIACHIRURGIA PROTESICA
Necrosi della testa del femore

La necrosi della testa del femore è una patologia per la quale si assiste alla “morte” dell’osso che costituisce la componente femorale dell’articolazione dell’anca.

La necrosi della testa del femore è sussessiva ad un problema di vascolarizzazione e può comportare un conseguente cedimento della sua struttura e “collasso” del sostegno della cartilagine articolare. Questo porta, nelle fasi tardive della patologia ad un appiattimento della testa del femore con conseguente artrosi secondaria (80% dei casi non trattati). 

Visto che colpisce prevalentemente una popolazione giovane e la sua evoluzione è rapida e destruente è molto importante la diagnosi precoce. 

Fattori di rischio

Si distinguono:

  • Necrosi primitiva o idiopatica
  • Necrosi secondaria
     

Necrosi primitiva

Colpisce principalmente soggetti adulti di mezza età (40-50 anni), prevalentemente di sesso maschile.
I fattori di rischio che possono determinare l’insorgere della malattia sono:

  • abuso di alcol
  • sovrappeso
  • iperuricemia
  • dislipidemia
  • diabete mellito
  • emoglobinopatie
     

Necrosi secondaria

In questo caso la patologia insorge a causa di una condizione morbosa preesistente:

  • frattura del collo femorale
  • frattura-lussazione dell’anca
  • terapia cortisonica prolungata
  • radioterapia locale ad alte dosi
  • embolia gassosa

Essendo determinata da altri fattori non è possibile identificare un’età o un sesso a maggior rischio.

Sintomi

La presentazione clinica è abbastanza aspecifica ed è caratterizzata da dolore all'inguine irradiato al ginocchio o al gluteo.  
Il dolore può essere presente anche a riposo. Si può assistere ad una limitazione del movimento soprattutto in intrarotazione.

La sintomatologia mima quindi la coxartrosi per questo è fondamentale la storia del paziente per sollevare il sospetto e fare indagare anche il lato controlaterale.

A differenza della coxartrosi, infatti, in cui l’insorgenza del dolore è progressivo, qui assistiamo ad un’insorgenza acuta e improvvisa.

Diagnosi

Il primo esame da eseguire è la radiografia del bacino. Tuttavia, nelle fasi iniziali, può risultare assolutamente negativa.

La risonanza magnetica rimane il gold standard nel rilevare le lesioni nelle fasi precoci della patologia e consente di fare diagnosi differenziale con un’osteoporosi transitoria della testa del femore o contusioni ossee.

Esame aggiuntivo nelle fasi precoci è la scintigrafia ossea.

Terapia

LA SCELTA TERAPEUTICA SI BASA SULLO STADIO DELLA PATOLOGIA.
SOLO NEL 1° STADIO È ATTUABILE UNA TERAPIA CONSERVATIVA.

La terapia conservativa prevede:

  • scarico con 2 stampelle
  • monitoraggio clinico-radiologico
  • eventuali terapie fisiche (Onde d’urto, magnetoterapia, camera iperbarica)
     

Dal punto di vista farmacologico si utilizzano:

  • Farmaci antinfiammatori per controllare il dolore 
  • Farmaci antitrombotici (enoxaparina) (discussa la loro utilità)
  • Bifosfonati (farmaci per osteoporosi per ridurre riassorbimento osseo)
     

Nelle fasi avanzate della malattia l’approccio è chirurgico inizialmente con interventi di salvataggio:

  • Decompressione del nucleo (Core decompression)
    - Prevede la perforazione mediante un foro grande o più fori piccoli della zona necrotica della testa del femore per ridurre la pressione nell’osso e favorire la formazione di nuovi vasi sanguigni, così da nutrire le zone dell’anca colpite dalla necrosi. I pazienti che hanno avuto successo da tale metodica tornano a camminare senza stampelle ed avranno un completo sollievo dal dolore in tempi variabili (2-4 mesi)
  • Innesto d’osso autologo non vascolarizzato.
    ​- Si può associare alla decompressione del nucleo
  • Innesto di fibula vascolarizzato 
  • Osteotomie del femore prossimale 
     

Negli stadi avanzati della patologia dove ormai è comparso l’affossamento o l’appiattimento della testa del femore l’unica soluzione chirurgica è la protesi totale dell’anca. 

L’obiettivo di questo trattamento è quello di restituire un recupero completo della funzione dell’articolazione e una deambulazione normale. La risoluzione del dolore è immediata dopo l’intervento. 

La protesi d’anca viene anche utilizzata nelle fasi iniziali se non si riesce a controllare il dolore in altro modo per la presenza del danno cartilagineo.
 

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